Il Clandestino

Il nome stesso richiama la storia dei tabacchi della valle del Brenta, dove per secoli la loro coltivazione e il successivo commercio, oltre ad essere una forma di economia parallela che consentiva a molte famiglie di sopravvivere, erano affare per contrabbandieri, attesi gli alti dazi imposti sul tabacco.

Interessante risulta la tipologia dei tabacchi impiegati: tutte le foglie utilizzate per la costruzione del Clandestino sono invecchiate per cinque anni, mentre il sigaro riposa in celle di stagionatura per altri dodici mesi prima della vendita. La sottofascia, inoltre, proviene dal piano fogliare mediano, il che implica una buona aromaticità e una minore forza.

All’esame visivo il sigaro appare vestito in una fascia marrone chiaro, opaca, dai riflessi bruni. Al tatto è leggermente ruvida e la costruzione generale del Clandestino è ben curata, senza difetti. Il tiraggio è regolare. I profumi avvertibili a sigaro spento, ricordano la nocciola e il floreale secco in misura predominante rispetto alla terra e alla carruba, leggermente accennati.

Una volta acceso, l’ingresso è dolce, seppur accompagnato da una nota acida non sgradevole. Gli aromi richiamano il floreale secco e il miele, ben definiti, su uno sfondo di carruba e minerale. La forza è al minimo della nostra scala (1/5).  Con l’incedere della fumata, i sapori iniziali restano invariati, mentre gli aromi subiscono un’importante evoluzione: appaiono la noce, al pari dell’aroma dominante di floreale secco, su accenni di cuoio e legno. La forza aumenta leggermente verso il medio-leggero (2/5).

In definitiva, questo ultimo nato in casa Nostrano del Brenta offre una  fumata è ricca e saziante mentre la forza, molto poco pronunciata, lascia la possibilità di apprezzare aromaticamente il Clandestino con facilità. 

Valutazione in centesimi: 91/100