Breve Guida al Piacere dell Pipa

                                                            IL PIACERE DELLA PIPA

Fumare la pipa piace istintivamente. Attrae il fascino dei rituali. Evoca e seduce il profumo dei tabacchi. In questo piccolo oggetto di legno, sensuale al tatto, gratificante al naso e al palato, spesso capolavoro artigianale da ammirare e collezionare, si raccoglie e arde una secolare e segreta tradizione, che parla allo spirito dell’uomo.

Al piacere dell’oggetto e dei suoi materiali si aggiunge quello della scelta e della combinazione tra innumerevoli miscele. Se ne trae l’alchemica sensazione di poter carpire la formula – unica e perfetta – corrispondente al gusto e allo stile di ciascun fumatore.

Per i molti che si accostano alla pipa, tuttavia, il primo approccio concreto rivela difficoltà e problemi: talvolta la brace troppo viva brucia la lingua; talaltra l’eccesso di condensa inacidisce il gusto; sovente, i continui spegnimenti e le necessarie riaccensioni sono vissuti con frustrazione, fiaccano l’entusiasmo, inducono a tornare al sigaro o alla sigaretta.

A chi non si lasci scoraggiare presto si schiude il piacere dell’esplorazione di forme, stili, metodi, aromi.

                                                              LA SCELTA DEL MODELLO
Come regolarsi, innanzitutto, nella scelta della pipa?
La prima delle opzioni è senz’altro quella tra pipa curva e pipa dritta: la regola  vorrebbe che la prima, più impegnativa venisse utilizzata in situazioni “statiche” (poltrona, scrivania, automobile, ecc.), mentre la seconda fosse destinata a contesti “dinamici”. Un approccio più empirico presterà maggiore attenzione alla capienza e alla conseguente durata della fumata, piuttosto che al formato, legando la scelta della pipa alle singole circostanze: le pipe di ridotte dimensioni saranno utilizzate al meglio in tutte le situazioni in cui ci si trovi in movimento ovvero si desideri una fumata breve e non impegnativa; le pipe più capienti (che molto spesso sono curve) andranno lasciate a tutte le occasioni in cui si desideri una fumata duratura e rilassante )magari arricchita da un buon distilato o da un un buon libro). Occorre infatti considerare che la generosa quantità di tabacco e il peso stesso dell’oggetto, rende la pipa troppo pesante per essere tenuta stabilmente in bocca, sicché una situazione statica consentirà di alternare la pipa tra la mascella e la mano. Degna di menzione, in questi casi, è anche la soluzione rappresentata dalla cd. “pipa a sassofono”, la cui accentuata curvatura assicura un buon bilanciamento, oltre a un maggiore piacere dell’olfatto.
Le dimensioni della pipa sono importanti anche sotto il profilo estetico, che riveste la massima importanza per l’uomo di stile. Prima di essere acquistata, una pipa dovrebbe essere provata in bocca, davanti allo specchio, valutandone le proporzioni rispetto al viso e al corpo: provate a immaginare il commissario Maigret con una pipetta di piccole dimensioni.
Le finiture sono funzione del gusto personale. Le pipe lisce sono indubbiamente più pregiate in quanto offrono la visione dello scorrere spettacolare delle venature della radica. Naturalmente, si tratta di pregi essenzialmente estetici, che nulla aggiungono, invece, alla fumata.
Anche le pipe sabbiate (sottoposte, cioè, a un forte getto di sabbia che ne “scanala” la superficie) hanno un grande fascino, derivante dal fatto che questo tipo di trattamento pone in evidenza le venature del legno, si tratta di pipe più “sportive” rispetto alle lisce.
                                                               ACCENDERE E FUMARE LA PIPA
Fumare la pipa è un’operazione basata sulla rassicurante semplicità di procedure che a poco a poco diventano piccoli riti individuali.
Il primo, importantissimo passo è rappresentato dal caricamento, da cui dipende il piacere di tutta la fumata oltre che il corretto rodaggio della pipa. A piccole prese, il tabacco va lasciato cadere nel fornello affinché vi si depositi a strati. Solo quando il fornello è pieno si presserà delicatamente, facendo spazio ad altri strati, anch’essi da pressare con dolcezza. Quando la pipa sarà piena e, tirando attraverso il bocchino, si sentirà passare la giusta quantità di aria, si procederà alla prima accensione, da effettuare aspirando a piccole e veloci boccate. E’ importante accendere l’intera superficie del tabacco (come si fa con il piede del sigaro). Il tabacco, che dopo questa operazione si sarà sollevato notevolmente, andrà pressato nuovamente con il “pigino”.
La necessaria seconda accensione, a differenza della prima, sarà fatta aspirando il tabacco a boccate lente e profonde. A questo punto, la pipa sarà perfettamente accesa.

Molti manuali presentano gli spegnimenti e le riaccensioni come sintomo di inesperienza del fumatore. Io realtà si tratta di un problema che sfugge a regole rigide. La continuità dell’accensione dipende infatti dalla lentezza e dal ritmo delle aspirazioni.
Altro problema è quello della cd. “acquerugiola”, cioè di quel deposito liquido prodotto dalla combustione, dal sapore assai sgradevole, la cui prevenzione, necessaria per gustare il tabacco in modo appropriato e soddisfacente, richiede di fumare in modo ritmato e con estrema lentezza, evitando surriscaldamenti sia del tabacco sia della pipa.
L’acquerugiola può essere anche favorita da un’eccessiva umidità del tabacco. A questo proposito, è utile ricordare che più il tabacco è umido, meno va pressato nel fornello, onde evitare che, nella combustione si compatti, impedendo anche il passaggio dell’aria. Quando ciò avviene, l’uso di uno scovolino anche nel corso della fumata è più che mai opportuno. Per questa finalità, vanno bene gli scovolini morbidi, completamente bianchi e più “assorbenti”, piuttosto che quelli abrasivi, da utilizzare solo alla fine della fumata, per la pulizia del cannello.
E’ importante attendere, dopo ogni fumata, che il fornello si raffreddi. Solo allora la pipa si smonta e si puliscono le cavità e i condotti con lo scovolino, doppiandolo nei passaggi più ampi. Le concrezioni che man mano si formano vanno rimosse solo se diventano troppo ingombranti, ma fino ad allora vanno lasciate in sede. E’ quel sedimento che rende nostra la pipa e ne fa una compagna con cui è piacevole ricordare storie e avventure.

                                                                       IL TABACCO DA PIPA

Aromatico o naturale? – Molto spesso ci si accosta alla pipa irresistibilmente attratti dal profumo sprigionato da qualche fumatore nel quale, più o meno casualmente, ci si sia imbattuti. L’intento è quello di godere ancora di quel profumo e, anzi, di estendere il piacere anche al palato, attraverso ulteriori sensazioni che si immaginano formidabili. Spinto da queste buone intenzioni (e magari incoraggiato anche dalla consorte insofferente all’acre odore del Toscano, alla dolce avvolgenza di un Avana o alla “incolore” persistenza del fumo di sigaretta sulla tappezzeria domestica), il neofita inizia spesso il proprio percorso con l’acquisto di una serie di tabacchi fortemente aromatici, piacevolissimi all’olfatto ma quasi subito stucchevoli ed eccessivamente dolci e piccanti sia in bocca sia nel naso.
Cioccolato, vaniglia, miele, liquirizia, rum, whisky, cherry, i profumi più diffusi e accattivanti, sono il risultato di specifiche fasi di lavorazione di taluni tabacchi: la concia, o casing, e la profumazione, detta anche flavouring o top dressing. La prima consiste nell’aggiunta di additivi alle foglie di tabacco, prima che esse vengano tagliate, allo scopo di attenuarne i toni amari o piccanti (grazie a sostanze come lo zucchero di canna, il miele, la saccarina), di aggiungere sapore, di conferire un particolare aroma alla fumata, di mantenere un certo grado di umidità. Il flavouring, invece, si concreta nell’aggiunta di una specifica e gradevole profumazione destinata a sprigionarsi nel momento in cui si apre la scatola. Si tratta di un tocco finale che conclude (distinguendosene però nettamente) la vera e propria lavorazione del tabacco e che, in genere, si dissolve in breve tempo dall’apertura della confezione.
Pertanto, pur tenendo conto dell’indiscutibile piacere olfattivo che promana da tabacchi con i più disparati sapori e profumi, è pressoché inevitabile che il fumatore di pipa più maturo ed esperto abbandoni in breve tempo i tabacchi eccessivamente aromatici, per indirizzarsi verso quelli cd. “naturali”, cioè naturalmente aromatici. Beninteso, talune correzioni, in fase di lavorazione, sono pur sempre necessarie per garantire un’adeguata percentuale di sostanze zuccherine ovvero la costanza di alcune qualità essenziali come la combustibilità e l’umidità. Sicché è praticamente impossibile, al giorno d’oggi, fumare nella pipa tabacchi non trattati in alcun modo. Ed è altrettanto impossibile fumare una singola tipologia di tabacco, allo stato puro o “grezzo”. In commercio, infatti, si trovano solo miscele derivanti dalla unione di più tipi di tabacchi diversi (tabacchi “di base”, che danno alla miscela il gusto dominante, e tabacchi “di riempimento”, utilizzati per arricchire o correggere il gusto stesso).